- GIUSEPPE STELLA .
– AG. AGIM –
Verità giudiziaria (che spesso non c’è) in processi che si trascinano da decenni nei tribunali d’Italia e non si concludono mai con responsi certi o con l’individuazione dei veri mandanti di atti terroristici e/o attribuiti alla mafia che rimangono sempre occulti. Stato-mafia? E’ la precondizione stabile che legittima la loro collusione intrinseca e che li lega sin da quando fu decisa l’Unità d’Italia, e anche prima, con l’ausilio determinante della Camorra napoletana e di Cosa nostra siciliana alla fine del Regno delle Due Sicilie per cacciare i Borbone e unificare il Paese come lo conosciamo ora.
Ma la cosa, come sempre avviene in questi casi, non fu decisa solo dall’allora Monarchia Sardo-Piemontese:
ci fu anche l’avallo di altre potenze Europee del tempo.
Ecco, per dare un’idea, come appariva la situazione del regno dei Savoia fino all’Unificazione.
Il Regno di Sardegna – Successivamente alla Guerra di successione spagnola, del Trattato di Londra (1718) e del trattato dell’Aia (1720) il Regno passò a Vittorio Amedeo II di Savoia, che comprendeva i seguenti Stati ereditari:il Principato di Piemonte col Ducato di Savoia, la Contea di Nizza e di Asti, il ducato di Aosta, il ducato del Monferrato, la signoria di Vercelli, il marchesato di Saluzzo ed una parte del ducato di Milano a cui si aggiunse poi il Ducato di Genova, dopo l’annessione della Repubblica di Genova decisa al Congresso di Vienna.
Era quello l’insieme dei possedimenti sabaudi, ma nella forma il Regno di Sardegna si limtò all’isola ,distinta dai cosiddetti “Stati di terraferma” della dinastia sabauda. Il capo dello Stato era il Re per i sardi ma duca per i Savoia e principe per i piemontesi.
Ufficialmente l’insieme dei possedimenti sabaudi si denominava col l’espressione: “Stati del Re di Sardegna” o in breve Stati sardi.
La fusione avvenne nel 1847 e fu realizzata da Carlo Alberto di Savoia che istituì lo stato unitario con la denominazione di “Regno di Sardegna”. Cambiò l’ordinamento giuridico, con la Costituzione dello Statuto Albertino, “Statuto del Regno Sardo o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848”. La nuova capitale fu Torino, da secoli sede della dinastia sabauda.
Con l’unificazione italiana, artefice Garibaldi, e l’annessione degli stati preunitari della penisola italiana, l’ultimo Re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, divenne Re d’Italia il 17 marzo del 1861, mantenendo anche il titolo di Re di Sardegna.
In sintesi, abbiamo tracciato il percorso che portò alla fondazione dell’Italia unita. Ovviamente, come sopra accennato, diedero ai sardo-piemontesi una grossa mano la Camorra napoletana e Cosa nostra siciliana che prepararono il terreno ai 1000 garibaldini i quali da soli non avrebbero potuto far nulla o poco, anche se c’era l’esercito piemontese alle loro spalle in caso di bisogno e di supporto.
La cosa evitò probabilmente eccessivo spargimento di sangue perchè il popolo siculo-napoletano collaborò con la cacciata dei Borboni allora invisi a campani e siciliani.
Un’analoga cosa avvenne con lo sbarco degli Alleati anglo-americani in Sicilia nel 1943. Cosa nostra americana e siciliana si mobilitarono all’unisono, collaborando intensamente col Pentagono e i servizi segreti del controspionaggio militare e civile statunitensi, così i tedeschi furono cacciati dall’isola in 39 giorni appena col minimo spargimento di sangue perchè i siciliani collaborarono attivamente con gli Alleati venuti a liberarci. Nel settembre del 1943 erano già in Calabria, a Villa san Giovanni. Mio padre, all’epoca, faceva servizio in quella città come Carabiniere e fu testimone della ritirata tedesca verso Napoli e Roma dei militari germani.
Ritornando alla questione Stato-mafia questa è cosa ricorrente da sempre e la storia ci aiuta molto a capire quel che sta succedendo nel nostro Paese oggi.
L’Unificazione del Paese e la Repubblica italiana, cioè il nostro Stato, come detto, sono nati con l’appoggio fondamentale della mafia.
Tanti sono stati gli omicidi impuniti anche durante il fascismo che si limitò solo a fermare la manovalanza armata mafiosa, i cosiddeti picciotti, poco titolati.
Dal patto di sangue con gli Anglo-Americani gestiti in particolare dai militari Usa nel 1943 (ci sono tanti libri-inchiesta documentati in proposito) per indirizzare la pace, seguito dagli omicidi e dalle stragi del dopoguerra perché la sinistra comunista non avesse il sopravvento al Sud e poi anche in tutta Italia, si arriva alle tragiche vicende oggetto degli attuali processi (che non finiscono mai). La mafia di fatto è stata una risorsa decisiva per lo Stato italiano e anche per l’America sin dai suoi albori, offrendo appoggio armato a chi vigilava sul controllo “democratico” del paese e talora a chi sosteneva disegni eversivi. La magistratura, anche questa collusa con le sinistre, non tutta, non riuscirà mai a rompere questa roccaforte insidiosa e potente. E ciò avviene anche per la difesa di interessi internazionali e in particolare per il controllo del Mediterraneo che non poteva essere violato da nessuno dei Paesi dell’Est o della Cina di oggi e dall’Islam.
“Mani pulite” fu una guerra delle sinistre, colluse con certa magistratura, al preesistente potere (il pentapartito): si fermò quando si stava per arrivare anche all’ex Pci e alla sua corruzione con la Russia dell’ex Pcuss (Impero sovietico di una volta) dalla quale riceveva milioni e milioni di rubli e mazzette per destabilizzare il nostro Paese e consegnarlo al “Patto di Varsavia” (fino al crollo del Muro di Berlino). Anche qui, la chiusura di quella stagione, il tutto avvenne per volere delle mafie? Utilizzate ovviamente dai servizi italiani, dalla massoneria ma soprattutto da Agenti Anglo-Americani e dell’Alleanza Atlantica alla quale apparteniamo da tempo immemorabile? Non sappiamo. La guerra fredda fu fatto storico senza precedenti e la democrazia fu salvaguardata da veri patrioti italiani, la organizzazione “O”, “Osoppo”, partigiani bianchi e democratici, che lottarono segretamente insieme ad organizzazioni segrete paramilitari Usa e Inglesi, ma anche di altre nazioni, per scongiurare una dittatura rossa simile a quella nazifascista. Il delitto Moro si inquadra in questo contesto. Questa è la verità che viene fuori e si intuisce; e forse in tutto questo la mano delle mafie italiane servì ancora una volta a sostegno della civiltà mediterranea che correva pericoli seri.
In seguito parlerò della “Gladio rossa”, anche questa un’armata segreta, alleata però con i Paesi dell’Est che erano nostri nemici e che in Italia faceva da contraltare per provocare una guerra civile nel Paese. Non ci fu, grazie al coraggio di molti che parteciparono a quella lotta, nomata appunto “guerra fredda”. Ma ora e da tempo siamo già alla “seconda guerra fredda” e probabilmente molti non lo sanno. I nemici? I terroristi islamici e i Cinesi, portatori di culture dispotiche di morte e dalle quali ci dobbiamo guardare con tanta attenzione…